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C’è un Gargano molto diverso da quello immerso nel blu in cui sono disseminate baie, grotte e calette. Un Gargano che non credevo potesse suscitare interesse anche nei giovani, un Gargano che erroneamente associavo solo al turismo religioso.

In primis Monte Sant’Angelo.

Monte Sant’Angelo custodisce il Santuario di San Michele Arcangelo, un tesoro assai apprezzato dai fedeli. Il National Geographic ha inserito l’omonima grotta presente all’interno del santuario tra le dieci grotte sacre più belle al mondo. E come se questo non bastasse, nel 2011 l’UNESCO ha inserito il sito nella lista dei Patrimoni dell’Umanità per la straordinaria eredità lasciata dai Longobardi. Molti non lo sanno, eppure Monte Sant’Angelo è un orgoglio per la Puglia e per tutto il Paese.

Ricordo in maniera fin troppo nitida quel giorno in cui i miei genitori mi hanno parlato con entusiasmo di Monte Sant’Angelo mentre io assumevo espressioni incredule. Finché, qualche giorno fa, ho dovuto ammettere a mia madre: “Sai che Monte Sant’Angelo mi è piaciuta troppo?” Non ha potuto far altro che rispondermi con un ghigno e la frase più detestata al mondo: “Visto? Te l’avevo detto.”

Monte (sì, gli autoctoni lo chiamano semplicemente Monte) è uno di quei posti in cui amerei perdermi per scattare una miriade di foto senza condizionamenti dettati dal tempo.

La bouganville che risalta sul bianco, il dedalo di vicoli che vanno su e giù, il bucato steso con un’eleganza tale che sembra voglia creare un quadretto perfetto, le scorciatoie nascoste tra gli archi, il profumo del pane (sì, qui il pane ha delle dimensioni esorbitanti e un profumo davvero invitante), gli oggettini in legno esposti sulla via principale.

Nessuna cineseria: a Monte sembra che il tempo si sia cristallizzato e, per quanto la città sia una destinazione turistica importante, vi è ancora quel fascino autentico dei borghi di una volta.

E poi le porticine. Una più bella dell’altra, incorniciate da fiori di ogni genere.

È il Gargano che non mi aspettavo …

(da manuelavitulli.com, Pensieri in Viaggio)

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Marco Mancini è un collaboratore storico di Flumen, autore per oltre 20 anni di innumerevoli visite guidate, viaggi e cicli di conferenze sui temi dell’arte antica e dell’archeologia.
Nato in Puglia, è l’accompagnatore ideale per il viaggio nel Gargano.
Autore dei recenti cicli di video-lezioni “Viaggio tra i Popoli Italici” e “Africa Romana, l’altra sponda dell’Impero” (disponibili all’interno della Videoteca on line di Flumen).

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