A Milano si corre o si cammina di fretta, è cosa nota. Ma domenica 25 marzo, giorno in cui il centro cittadino pullula di corridori e di camminatori di ogni tipo per l’edizione 2018 della Stramilano, ho preferito andare a visitare Palazzo Clerici, aperto per le due Giornate di Primavera del FAI.
Mi sono alzata presto, nonostante l’ora legale, per essere sicura di poter entrare: il giorno prima l’impresa non mi era riuscita né lì né a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa, ed ero tornata a casa con le pive nel sacco. Anche domenica Milano era invasa da camminatori, ma senza pettorale e muniti di cartina, alla ricerca di un sito dove la coda per l’ingresso desse qualche speranza di successo. Oggi però, puntuale e perseverante, ce l’ho fatta.

Palazzo Clerici è dal 1941 sede dell’ISPI (= Istituto per gli Studi di Politica Internazionale). L’architettura esterna tardo barocca è molto modesta e non lascerebbe mai immaginare la fastosa decorazione interna: ma si sa, a Milano è quasi sempre così, bisogna sapere quale porta aprire per ritrovarsi circondati da un’inattesa meraviglia. I Clerici, famiglia di commercianti di seta provenienti dal lago di Como, acquistarono una casa nobiliare già nei Seicento e il palazzo fu soggetto a numerosi rifacimenti, tanto che nel 1815 divenne addirittura le sede della Corte d’Appello. Ma fu Giorgio Antonio Clerici a chiamare addirittura Gian Battista Tiepolo nell’anno 1740 per la decorazione della galleria.

L’affresco del grande veneziano rappresenta il clou della visita: una miriade di personaggi divisi in gruppi che rappresentano i quattro continenti, la quadriga di Apollo, l’allegoria dei fiumi, l’allegoria delle arti, il Tempo con la falce e molti altri soggetti che non saprei elencare. Ma tutto in un ordine spaziale molto armonico dal cromatismo luminoso. Mi sono rimasti impressi la buffa proboscide dell’elefante, un bizzarro coccodrillo e due corna sulla testa dell’allegoria del Tevere, che sfocia con due rami, mentre il signore seminudo che rappresenta l’Arno ha il capo più decorosamente cinto di edera. Il Tiepolo ha lasciato altre opere a Milano ma questa è senz’altro la più fastosa, tumultuosa e composta allo stesso tempo. Un Tiepolo molto diverso da quello che affresca Villa Valmarana ai Nani, ma a Palazzo Clerici si richiedeva una pittura meno austera e più spumeggiante.
Non ci sono arredi all’interno del palazzo ma sono notevoli gli stucchi dorati, gli specchi e soprattutto i pavimenti, in marmo dai colori più vari o i sonori parquet che paiono l’opera di un ebanista.

Esco e ripercorro la breve Via Clerici, ancora deserta, passando davanti all’austera facciata del Centro Filologico, attraverso Via Broletto e mi ritrovo nell’allegro e caotico andirivieni di Via Dante.
Torno a casa molto soddisfatta per questa fruttuosa incursione nel centro della mia città.
Ieri, davanti al palazzo della Borsa, mi ero ripromessa in ogni modo di evitare con lo sguardo la scultura dell’enorme dito medio di Cattelan alzato verso il cielo, ma non ci sono riuscita e la sua vista mi ha, come dire… rattristata.

di Silvia Persetti corrispondente Flumen a Milano