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Raccontato da Carla Vaudo

Costo intero ciclo di 5 incontri: Eu 50
Costo singola video-lezione: Eu 15

«Peregrini si possono intendere in due modi, in uno largo e in uno stretto: in largo, in quanto è peregrino chiunque è fuori della sua patria; in modo stretto non s’intende peregrino se non chi va verso la casa di Sa’ Iacopo o riede. È però da sapere che in tre modi si chiamano propriamente le genti che vanno al servigio dell’Altisimo: chiamansi palmieri in quanto vanno oltremare, la onde molte volte recano la palma; chiamansi peregrini in quanto vanno a la casa di Galizia, però che la sepoltura di Sa’ Iacopo fue la più lontana della sua patria che d’alcuno altro apostolo, chiamansi romei quanti vanno a Roma».

Queste le parole con cui Dante, nella Vita Nuova, racconta di uno degli aspetti peculiari del Medioevo: la “peregrinatio ad loca sancta. Il viaggio verso i luoghi santi rappresentò uno straordinario veicolo di trasmissione non solo di fede, ma anche di cultura e di tradizioni, oltre che di sviluppo economico. Il passaggio dei pellegrini rappresentò il motore che determinò la realizzazione di luoghi di ospitalità, chiese e cattedrali che rivaleggiavano in maestosità e splendore, e soprattutto si contendevano le reliquie più preziose, resti di corpi santi che attirassero i fedeli, alla ricerca di un segno tangibile della presenza del divino nel mondo.

Dante, però, assegna il nome di “peregrini” solo a coloro che compiono il viaggio verso la tomba dell’apostolo Giacomo, situata nell’estremo lembo d’Occidente, dove il cammino si compiva per poi riprendere la via del ritorno a casa. “Peregrinus”, quindi “straniero”, è lo status del cristiano che vive nella dimensione del “qui e non ancora”, dell’essere di passaggio su questa terra e in tensione verso la patria del cielo, come perfettamente esprimeva l’anonimo autore della Lettera a Diogneto: I cristiani vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. E la dimensione del cammino rappresenta per eccellenza il percorso di una fede mai statica, ma continuamente in movimento.

Ma se la meta era una sola, infiniti erano i percorsi con cui si poteva raggiungere. Per arrivare a Santiago di Compostela noi compiremo il cosiddetto Camino Francès, che dai Pirenei, dopo 800 km ci porterà a varcare il Portico della Gloria della cattedrale di San Giacomo (Santo Jago in spagnolo), e poi a bagnarci nelle acque del grande mare Oceano, in quel Finisterrae che ha rappresentato e ancora rappresenta per milioni di pellegrini, una fine ed un inizio. Incontreremo lungo il cammino monasteri, hospitalia, chiese e cattedrali, in un fiorire di bellezza e di vertigine, che rendevano gloria a Dio ma ancora di più all’uomo. Ultreya e suseya! Queste sono le parole che ancora oggi sono di sostegno e di incoraggiamento alle migliaia di persone che, ogni anno, compiono el camino de Santiago.

Scarica il programma completo del ciclo “Il cammino di Santiago – Un percorso storico e artistico”

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