Con Marco Mancini
La conquista dell’intera penisola italica da parte dei romani, rappresenta un punto di non ritorno nella politica espansionistica della Repubblica e determina lo scontro inevitabile con la grande dominatrice del Mediterraneo, Cartagine. La Repubblica romana con un’abile intuizione esporta la guerra in Africa, proprio nel territorio della città rivale e grazie a Scipione l’Africano, espugna Cartagine, mettendo in atto le stesse tecniche di strategia militare subite in anni di catastrofiche sconfitte ed assimilate perfettamente fino al punto di riproporle contro Annibale stesso.
La caduta di Cartagine apre le porte dell’Africa che da quel momento sarà definitivamente per secoli l’altra sponda di Roma, ricca, florida, rigogliosa, una vera e propria terra promessa per ogni senatore, notabile o mercante romano. Il rapporto con l’Africa è alla base della storia del Mediterraneo e rappresenta il pilastro su cui nasce e si sorregge il mito dell’Impero.
L’Africa è il palcoscenico naturale e ideale di alcuni dei momenti nevralgici e fondanti la storia, così come noi siamo stati abituati a studiarla. È in Africa che avviene l’incontro leggendario tra il potente Cesare e la regina Cleopatra che sconvolge per sempre gli equilibri di secoli di Repubblica Romana, approdando alle inevitabili conseguenze che tutti sappiamo, in primis la guerra civile tra Antonio e Ottaviano e in ultimo la consacrazione di questi come primo imperatore. È ancora l’Africa a fornire stupefacenti esempi di urbanistica e architettura romane grazie alla costruzione di eccezionali città in buona parte perfettamente conservate ancora oggi. La più imponente di queste, Leptis Magna in Libia, diede i natali ad una delle più importanti dinastie della Roma imperiale, quella dei Severi.
Il connubio tra Roma e l’Africa fu di portata così enorme in termini storici che fu preso come spunto anche per la politica propagandistica del Ventennio a distanza di venti secoli dai fatti di Cesare. L’approdo sull’altra sponda del mare e la necessità di trovare un posto al sole, furono le parole d’ordine della propaganda fascista che mossero milioni di Italiani verso le coste africane, nella speranza di una nuova possibilità di vita e nel sogno di ricreare l’Impero.