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  • Con Marco Mancini La conquista dell’intera penisola italica da parte dei romani, rappresenta un punto di non ritorno nella politica espansionistica della Repubblica e determina lo scontro inevitabile con la grande dominatrice del Mediterraneo, Cartagine. La Repubblica romana con un’abile intuizione esporta la guerra in Africa, proprio nel territorio della città rivale e grazie a Scipione l’Africano, espugna Cartagine, mettendo in atto le stesse tecniche di strategia militare subite in anni di catastrofiche sconfitte ed assimilate perfettamente fino al punto di riproporle contro Annibale stesso. La caduta di Cartagine apre le porte dell’Africa che da quel momento sarà definitivamente per secoli l’altra sponda di Roma, ricca, florida, rigogliosa, una vera e propria terra promessa per ogni senatore, notabile o mercante romano. Il rapporto con l’Africa è alla base della storia del Mediterraneo e rappresenta il pilastro su cui nasce e si sorregge il mito dell’Impero. L’Africa è il palcoscenico naturale e ideale di alcuni dei momenti nevralgici e fondanti la storia, così come noi siamo stati abituati a studiarla. È in Africa che avviene l’incontro leggendario tra il potente Cesare e la regina Cleopatra che sconvolge per sempre gli equilibri di secoli di Repubblica Romana, approdando alle inevitabili conseguenze che tutti sappiamo, in primis la guerra civile tra Antonio e Ottaviano e in ultimo la consacrazione di questi come primo imperatore. È ancora l’Africa a fornire stupefacenti esempi di urbanistica e architettura romane grazie alla costruzione di eccezionali città in buona parte perfettamente conservate ancora oggi. La più imponente di queste, Leptis Magna in Libia, diede i natali ad una delle più importanti dinastie della Roma imperiale, quella dei Severi. Il connubio tra Roma e l’Africa fu di portata così enorme in termini storici che fu preso come spunto anche per la politica propagandistica del Ventennio a distanza di venti secoli dai fatti di Cesare. L’approdo sull’altra sponda del mare e la necessità di trovare un posto al sole, furono le parole d’ordine della propaganda fascista che mossero milioni di Italiani verso le coste africane, nella speranza di una nuova possibilità di vita e nel sogno di ricreare l’Impero.
  • Con Marco Mancini La conquista dell’intera penisola italica da parte dei romani, rappresenta un punto di non ritorno nella politica espansionistica della Repubblica e determina lo scontro inevitabile con la grande dominatrice del Mediterraneo, Cartagine. La Repubblica romana con un’abile intuizione esporta la guerra in Africa, proprio nel territorio della città rivale e grazie a Scipione l’Africano, espugna Cartagine, mettendo in atto le stesse tecniche di strategia militare subite in anni di catastrofiche sconfitte ed assimilate perfettamente fino al punto di riproporle contro Annibale stesso. La caduta di Cartagine apre le porte dell’Africa che da quel momento sarà definitivamente per secoli l’altra sponda di Roma, ricca, florida, rigogliosa, una vera e propria terra promessa per ogni senatore, notabile o mercante romano. Il rapporto con l’Africa è alla base della storia del Mediterraneo e rappresenta il pilastro su cui nasce e si sorregge il mito dell’Impero. L’Africa è il palcoscenico naturale e ideale di alcuni dei momenti nevralgici e fondanti la storia, così come noi siamo stati abituati a studiarla. È in Africa che avviene l’incontro leggendario tra il potente Cesare e la regina Cleopatra che sconvolge per sempre gli equilibri di secoli di Repubblica Romana, approdando alle inevitabili conseguenze che tutti sappiamo, in primis la guerra civile tra Antonio e Ottaviano e in ultimo la consacrazione di questi come primo imperatore. È ancora l’Africa a fornire stupefacenti esempi di urbanistica e architettura romane grazie alla costruzione di eccezionali città in buona parte perfettamente conservate ancora oggi. La più imponente di queste, Leptis Magna in Libia, diede i natali ad una delle più importanti dinastie della Roma imperiale, quella dei Severi. Il connubio tra Roma e l’Africa fu di portata così enorme in termini storici che fu preso come spunto anche per la politica propagandistica del Ventennio a distanza di venti secoli dai fatti di Cesare. L’approdo sull’altra sponda del mare e la necessità di trovare un posto al sole, furono le parole d’ordine della propaganda fascista che mossero milioni di Italiani verso le coste africane, nella speranza di una nuova possibilità di vita e nel sogno di ricreare l’Impero.
  • Con Marco Mancini La conquista dell’intera penisola italica da parte dei romani, rappresenta un punto di non ritorno nella politica espansionistica della Repubblica e determina lo scontro inevitabile con la grande dominatrice del Mediterraneo, Cartagine. La Repubblica romana con un’abile intuizione esporta la guerra in Africa, proprio nel territorio della città rivale e grazie a Scipione l’Africano, espugna Cartagine, mettendo in atto le stesse tecniche di strategia militare subite in anni di catastrofiche sconfitte ed assimilate perfettamente fino al punto di riproporle contro Annibale stesso. La caduta di Cartagine apre le porte dell’Africa che da quel momento sarà definitivamente per secoli l’altra sponda di Roma, ricca, florida, rigogliosa, una vera e propria terra promessa per ogni senatore, notabile o mercante romano. Il rapporto con l’Africa è alla base della storia del Mediterraneo e rappresenta il pilastro su cui nasce e si sorregge il mito dell’Impero. L’Africa è il palcoscenico naturale e ideale di alcuni dei momenti nevralgici e fondanti la storia, così come noi siamo stati abituati a studiarla. È in Africa che avviene l’incontro leggendario tra il potente Cesare e la regina Cleopatra che sconvolge per sempre gli equilibri di secoli di Repubblica Romana, approdando alle inevitabili conseguenze che tutti sappiamo, in primis la guerra civile tra Antonio e Ottaviano e in ultimo la consacrazione di questi come primo imperatore. È ancora l’Africa a fornire stupefacenti esempi di urbanistica e architettura romane grazie alla costruzione di eccezionali città in buona parte perfettamente conservate ancora oggi. La più imponente di queste, Leptis Magna in Libia, diede i natali ad una delle più importanti dinastie della Roma imperiale, quella dei Severi. Il connubio tra Roma e l’Africa fu di portata così enorme in termini storici che fu preso come spunto anche per la politica propagandistica del Ventennio a distanza di venti secoli dai fatti di Cesare. L’approdo sull’altra sponda del mare e la necessità di trovare un posto al sole, furono le parole d’ordine della propaganda fascista che mossero milioni di Italiani verso le coste africane, nella speranza di una nuova possibilità di vita e nel sogno di ricreare l’Impero.
  • Con Marco Mancini La conquista dell’intera penisola italica da parte dei romani, rappresenta un punto di non ritorno nella politica espansionistica della Repubblica e determina lo scontro inevitabile con la grande dominatrice del Mediterraneo, Cartagine. La Repubblica romana con un’abile intuizione esporta la guerra in Africa, proprio nel territorio della città rivale e grazie a Scipione l’Africano, espugna Cartagine, mettendo in atto le stesse tecniche di strategia militare subite in anni di catastrofiche sconfitte ed assimilate perfettamente fino al punto di riproporle contro Annibale stesso. La caduta di Cartagine apre le porte dell’Africa che da quel momento sarà definitivamente per secoli l’altra sponda di Roma, ricca, florida, rigogliosa, una vera e propria terra promessa per ogni senatore, notabile o mercante romano. Il rapporto con l’Africa è alla base della storia del Mediterraneo e rappresenta il pilastro su cui nasce e si sorregge il mito dell’Impero. L’Africa è il palcoscenico naturale e ideale di alcuni dei momenti nevralgici e fondanti la storia, così come noi siamo stati abituati a studiarla. È in Africa che avviene l’incontro leggendario tra il potente Cesare e la regina Cleopatra che sconvolge per sempre gli equilibri di secoli di Repubblica Romana, approdando alle inevitabili conseguenze che tutti sappiamo, in primis la guerra civile tra Antonio e Ottaviano e in ultimo la consacrazione di questi come primo imperatore. È ancora l’Africa a fornire stupefacenti esempi di urbanistica e architettura romane grazie alla costruzione di eccezionali città in buona parte perfettamente conservate ancora oggi. La più imponente di queste, Leptis Magna in Libia, diede i natali ad una delle più importanti dinastie della Roma imperiale, quella dei Severi. Il connubio tra Roma e l’Africa fu di portata così enorme in termini storici che fu preso come spunto anche per la politica propagandistica del Ventennio a distanza di venti secoli dai fatti di Cesare. L’approdo sull’altra sponda del mare e la necessità di trovare un posto al sole, furono le parole d’ordine della propaganda fascista che mossero milioni di Italiani verso le coste africane, nella speranza di una nuova possibilità di vita e nel sogno di ricreare l’Impero.
  • Raccontato da Marco Mancini ANATOLIA. LUNGO VIAGGIO STORICO, ARTISTICO E ARCHEOLOGICO NELLA TERRA TRA DUE CONTINENTI La penisola anatolica da sempre ha svolto un ruolo storico primario determinando molte volte i destini del nostro Mediterraneo e del mondo. Questo lungo viaggio attraverso il tempo ha inizio da quelle popolazioni che in Anatolia hanno avuto un ruolo egemone sin dall’età preclassica, tra la seconda metà del II millennio e la prima metà del primo millennio aC. Gli Ittiti dominarono su gran parte del Vicino Oriente Antico fronteggiando alla pari il potere dei faraoni d’Egitto, mentre il regno di Urartu, nelle terre dove nascerà l’Armenia storica, per lungo tempo tenne testa allo strapotere militare degli Assiri provenienti dall’alta valle del Tigri. Da Mègara, nel VII secolo aC, i Greci di Attica andarono a fondare Byzantion in un punto geografico di straordinaria importanza, lungo la strettoia del Bosforo che immetteva nel Mar Nero, il favoloso Ponto Eusino. Inizia così la storia di una delle città più famose e potenti di sempre, parte integrante anche del mondo romano e capitale dell’Impero Romano d’Oriente sotto il segno di Costantino. Da Costantinopoli a Istanbul, dai Bizantini agli Ottomani, il nuovo grande cambiamento è il risultato di un processo storico complesso e inesorabile, risultato della rapida diffusione dell’Islam nelle regioni orientali del Mediterraneo con l’affermarsi di etnie di origine nomadica sud arabica o, come fu per gli Ottomani, di origine centro asiatica. Si rinnova l’infinito contrasto storico tra l’Occidente greco-romano e cristiano e l’Oriente millenario che per molti secoli vedrà la Sublime Porta di Istanbul dominare pesantemente su tre continenti: Asia, Africa e Europa. Ma il declino giunge inesorabile per tutti e l’Impero Ottomano si disgrega rapidamente all’inizio del ‘900 lasciandoci la complessa eredità di confrontarci con squilibri politici ed economici molto profondi. L’ultima fase della grande storia anatolica è quindi quella della recente trasformazione in Repubblica di Turchia, nel nome di Kemal Atatürk, il Padre della Patria.
  • Raccontato da Marco Mancini ANATOLIA. LUNGO VIAGGIO STORICO, ARTISTICO E ARCHEOLOGICO NELLA TERRA TRA DUE CONTINENTI La penisola anatolica da sempre ha svolto un ruolo storico primario determinando molte volte i destini del nostro Mediterraneo e del mondo. Questo lungo viaggio attraverso il tempo ha inizio da quelle popolazioni che in Anatolia hanno avuto un ruolo egemone sin dall’età preclassica, tra la seconda metà del II millennio e la prima metà del primo millennio aC. Gli Ittiti dominarono su gran parte del Vicino Oriente Antico fronteggiando alla pari il potere dei faraoni d’Egitto, mentre il regno di Urartu, nelle terre dove nascerà l’Armenia storica, per lungo tempo tenne testa allo strapotere militare degli Assiri provenienti dall’alta valle del Tigri. Da Mègara, nel VII secolo aC, i Greci di Attica andarono a fondare Byzantion in un punto geografico di straordinaria importanza, lungo la strettoia del Bosforo che immetteva nel Mar Nero, il favoloso Ponto Eusino. Inizia così la storia di una delle città più famose e potenti di sempre, parte integrante anche del mondo romano e capitale dell’Impero Romano d’Oriente sotto il segno di Costantino. Da Costantinopoli a Istanbul, dai Bizantini agli Ottomani, il nuovo grande cambiamento è il risultato di un processo storico complesso e inesorabile, risultato della rapida diffusione dell’Islam nelle regioni orientali del Mediterraneo con l’affermarsi di etnie di origine nomadica sud arabica o, come fu per gli Ottomani, di origine centro asiatica. Si rinnova l’infinito contrasto storico tra l’Occidente greco-romano e cristiano e l’Oriente millenario che per molti secoli vedrà la Sublime Porta di Istanbul dominare pesantemente su tre continenti: Asia, Africa e Europa. Ma il declino giunge inesorabile per tutti e l’Impero Ottomano si disgrega rapidamente all’inizio del ‘900 lasciandoci la complessa eredità di confrontarci con squilibri politici ed economici molto profondi. L’ultima fase della grande storia anatolica è quindi quella della recente trasformazione in Repubblica di Turchia, nel nome di Kemal Atatürk, il Padre della Patria.
  • Raccontato da Marco Mancini ANATOLIA. LUNGO VIAGGIO STORICO, ARTISTICO E ARCHEOLOGICO NELLA TERRA TRA DUE CONTINENTI La penisola anatolica da sempre ha svolto un ruolo storico primario determinando molte volte i destini del nostro Mediterraneo e del mondo. Questo lungo viaggio attraverso il tempo ha inizio da quelle popolazioni che in Anatolia hanno avuto un ruolo egemone sin dall’età preclassica, tra la seconda metà del II millennio e la prima metà del primo millennio aC. Gli Ittiti dominarono su gran parte del Vicino Oriente Antico fronteggiando alla pari il potere dei faraoni d’Egitto, mentre il regno di Urartu, nelle terre dove nascerà l’Armenia storica, per lungo tempo tenne testa allo strapotere militare degli Assiri provenienti dall’alta valle del Tigri. Da Mègara, nel VII secolo aC, i Greci di Attica andarono a fondare Byzantion in un punto geografico di straordinaria importanza, lungo la strettoia del Bosforo che immetteva nel Mar Nero, il favoloso Ponto Eusino. Inizia così la storia di una delle città più famose e potenti di sempre, parte integrante anche del mondo romano e capitale dell’Impero Romano d’Oriente sotto il segno di Costantino. Da Costantinopoli a Istanbul, dai Bizantini agli Ottomani, il nuovo grande cambiamento è il risultato di un processo storico complesso e inesorabile, risultato della rapida diffusione dell’Islam nelle regioni orientali del Mediterraneo con l’affermarsi di etnie di origine nomadica sud arabica o, come fu per gli Ottomani, di origine centro asiatica. Si rinnova l’infinito contrasto storico tra l’Occidente greco-romano e cristiano e l’Oriente millenario che per molti secoli vedrà la Sublime Porta di Istanbul dominare pesantemente su tre continenti: Asia, Africa e Europa. Ma il declino giunge inesorabile per tutti e l’Impero Ottomano si disgrega rapidamente all’inizio del ‘900 lasciandoci la complessa eredità di confrontarci con squilibri politici ed economici molto profondi. L’ultima fase della grande storia anatolica è quindi quella della recente trasformazione in Repubblica di Turchia, nel nome di Kemal Atatürk, il Padre della Patria.
  • Raccontato da Marco Mancini ANATOLIA. LUNGO VIAGGIO STORICO, ARTISTICO E ARCHEOLOGICO NELLA TERRA TRA DUE CONTINENTI La penisola anatolica da sempre ha svolto un ruolo storico primario determinando molte volte i destini del nostro Mediterraneo e del mondo. Questo lungo viaggio attraverso il tempo ha inizio da quelle popolazioni che in Anatolia hanno avuto un ruolo egemone sin dall’età preclassica, tra la seconda metà del II millennio e la prima metà del primo millennio aC. Gli Ittiti dominarono su gran parte del Vicino Oriente Antico fronteggiando alla pari il potere dei faraoni d’Egitto, mentre il regno di Urartu, nelle terre dove nascerà l’Armenia storica, per lungo tempo tenne testa allo strapotere militare degli Assiri provenienti dall’alta valle del Tigri. Da Mègara, nel VII secolo aC, i Greci di Attica andarono a fondare Byzantion in un punto geografico di straordinaria importanza, lungo la strettoia del Bosforo che immetteva nel Mar Nero, il favoloso Ponto Eusino. Inizia così la storia di una delle città più famose e potenti di sempre, parte integrante anche del mondo romano e capitale dell’Impero Romano d’Oriente sotto il segno di Costantino. Da Costantinopoli a Istanbul, dai Bizantini agli Ottomani, il nuovo grande cambiamento è il risultato di un processo storico complesso e inesorabile, risultato della rapida diffusione dell’Islam nelle regioni orientali del Mediterraneo con l’affermarsi di etnie di origine nomadica sud arabica o, come fu per gli Ottomani, di origine centro asiatica. Si rinnova l’infinito contrasto storico tra l’Occidente greco-romano e cristiano e l’Oriente millenario che per molti secoli vedrà la Sublime Porta di Istanbul dominare pesantemente su tre continenti: Asia, Africa e Europa. Ma il declino giunge inesorabile per tutti e l’Impero Ottomano si disgrega rapidamente all’inizio del ‘900 lasciandoci la complessa eredità di confrontarci con squilibri politici ed economici molto profondi. L’ultima fase della grande storia anatolica è quindi quella della recente trasformazione in Repubblica di Turchia, nel nome di Kemal Atatürk, il Padre della Patria.
  • Raccontato da Marco Mancini ANATOLIA. LUNGO VIAGGIO STORICO, ARTISTICO E ARCHEOLOGICO NELLA TERRA TRA DUE CONTINENTI La penisola anatolica da sempre ha svolto un ruolo storico primario determinando molte volte i destini del nostro Mediterraneo e del mondo. Questo lungo viaggio attraverso il tempo ha inizio da quelle popolazioni che in Anatolia hanno avuto un ruolo egemone sin dall’età preclassica, tra la seconda metà del II millennio e la prima metà del primo millennio aC. Gli Ittiti dominarono su gran parte del Vicino Oriente Antico fronteggiando alla pari il potere dei faraoni d’Egitto, mentre il regno di Urartu, nelle terre dove nascerà l’Armenia storica, per lungo tempo tenne testa allo strapotere militare degli Assiri provenienti dall’alta valle del Tigri. Da Mègara, nel VII secolo aC, i Greci di Attica andarono a fondare Byzantion in un punto geografico di straordinaria importanza, lungo la strettoia del Bosforo che immetteva nel Mar Nero, il favoloso Ponto Eusino. Inizia così la storia di una delle città più famose e potenti di sempre, parte integrante anche del mondo romano e capitale dell’Impero Romano d’Oriente sotto il segno di Costantino. Da Costantinopoli a Istanbul, dai Bizantini agli Ottomani, il nuovo grande cambiamento è il risultato di un processo storico complesso e inesorabile, risultato della rapida diffusione dell’Islam nelle regioni orientali del Mediterraneo con l’affermarsi di etnie di origine nomadica sud arabica o, come fu per gli Ottomani, di origine centro asiatica. Si rinnova l’infinito contrasto storico tra l’Occidente greco-romano e cristiano e l’Oriente millenario che per molti secoli vedrà la Sublime Porta di Istanbul dominare pesantemente su tre continenti: Asia, Africa e Europa. Ma il declino giunge inesorabile per tutti e l’Impero Ottomano si disgrega rapidamente all’inizio del ‘900 lasciandoci la complessa eredità di confrontarci con squilibri politici ed economici molto profondi. L’ultima fase della grande storia anatolica è quindi quella della recente trasformazione in Repubblica di Turchia, nel nome di Kemal Atatürk, il Padre della Patria.
  • Raccontato da Pierfrancesco Vecchio

    KEMET: così in geroglifico veniva identificato dagli Egiziani il loro paese, una striscia verdissima adagiata tra il Sahara inospitale e le aride montagne del deserto orientale. Kemet significa “nero”, nero come il limo del Nilo che per migliaia di anni ha fertilizzato una terra ostile e che ha permesso ai suoi abitanti di sviluppare una civiltà straordinaria, modello di cultura e ricchezza per i popoli del Mediterraneo. Dei, uomini, templi, miti e culti egiziani hanno rappresentato per secoli una sfida alla comprensione e alla meraviglia di Babilonesi, Assiri, Greci e Romani, tra assimilazione e conquista, tra fascino e dissidio. Questo è l’Egitto che cercheremo di scoprire insieme attraverso un percorso che inizia con la costruzione di una entità statale, passa attraverso la religiosità, i templi e i culti, ci conduce nella complessità del rapporto con la morte per approdare infine alla storia dell’Egittomania e alla decifrazione dei geroglifici.

     Pierfrancesco Vecchio è un archeologo orientalista. È Dottore di Ricerca in Studi Storici e Specializzato in Archeologia Fenicio-Punica. Ha condotto innumerevoli scavi archeologici in Italia, tra cui nell’isola di Mozia in Sicilia, e in Medio Oriente, di recente in Iran. Collaboratore di Flumen da sempre, ha condotto in oltre 25 anni di attività moltissimi viaggi in nord Africa, Medio Oriente, sud Arabia e centro Asia.

  • Raccontato da Pierfrancesco Vecchio

    KEMET: così in geroglifico veniva identificato dagli Egiziani il loro paese, una striscia verdissima adagiata tra il Sahara inospitale e le aride montagne del deserto orientale. Kemet significa “nero”, nero come il limo del Nilo che per migliaia di anni ha fertilizzato una terra ostile e che ha permesso ai suoi abitanti di sviluppare una civiltà straordinaria, modello di cultura e ricchezza per i popoli del Mediterraneo. Dei, uomini, templi, miti e culti egiziani hanno rappresentato per secoli una sfida alla comprensione e alla meraviglia di Babilonesi, Assiri, Greci e Romani, tra assimilazione e conquista, tra fascino e dissidio. Questo è l’Egitto che cercheremo di scoprire insieme attraverso un percorso che inizia con la costruzione di una entità statale, passa attraverso la religiosità, i templi e i culti, ci conduce nella complessità del rapporto con la morte per approdare infine alla storia dell’Egittomania e alla decifrazione dei geroglifici.

     Pierfrancesco Vecchio è un archeologo orientalista. È Dottore di Ricerca in Studi Storici e Specializzato in Archeologia Fenicio-Punica. Ha condotto innumerevoli scavi archeologici in Italia, tra cui nell’isola di Mozia in Sicilia, e in Medio Oriente, di recente in Iran. Collaboratore di Flumen da sempre, ha condotto in oltre 25 anni di attività moltissimi viaggi in nord Africa, Medio Oriente, sud Arabia e centro Asia.

  • Raccontato da Pierfrancesco Vecchio

    KEMET: così in geroglifico veniva identificato dagli Egiziani il loro paese, una striscia verdissima adagiata tra il Sahara inospitale e le aride montagne del deserto orientale. Kemet significa “nero”, nero come il limo del Nilo che per migliaia di anni ha fertilizzato una terra ostile e che ha permesso ai suoi abitanti di sviluppare una civiltà straordinaria, modello di cultura e ricchezza per i popoli del Mediterraneo. Dei, uomini, templi, miti e culti egiziani hanno rappresentato per secoli una sfida alla comprensione e alla meraviglia di Babilonesi, Assiri, Greci e Romani, tra assimilazione e conquista, tra fascino e dissidio. Questo è l’Egitto che cercheremo di scoprire insieme attraverso un percorso che inizia con la costruzione di una entità statale, passa attraverso la religiosità, i templi e i culti, ci conduce nella complessità del rapporto con la morte per approdare infine alla storia dell’Egittomania e alla decifrazione dei geroglifici.

     Pierfrancesco Vecchio è un archeologo orientalista. È Dottore di Ricerca in Studi Storici e Specializzato in Archeologia Fenicio-Punica. Ha condotto innumerevoli scavi archeologici in Italia, tra cui nell’isola di Mozia in Sicilia, e in Medio Oriente, di recente in Iran. Collaboratore di Flumen da sempre, ha condotto in oltre 25 anni di attività moltissimi viaggi in nord Africa, Medio Oriente, sud Arabia e centro Asia.

  • Raccontato da Pierfrancesco Vecchio

    KEMET: così in geroglifico veniva identificato dagli Egiziani il loro paese, una striscia verdissima adagiata tra il Sahara inospitale e le aride montagne del deserto orientale. Kemet significa “nero”, nero come il limo del Nilo che per migliaia di anni ha fertilizzato una terra ostile e che ha permesso ai suoi abitanti di sviluppare una civiltà straordinaria, modello di cultura e ricchezza per i popoli del Mediterraneo. Dei, uomini, templi, miti e culti egiziani hanno rappresentato per secoli una sfida alla comprensione e alla meraviglia di Babilonesi, Assiri, Greci e Romani, tra assimilazione e conquista, tra fascino e dissidio. Questo è l’Egitto che cercheremo di scoprire insieme attraverso un percorso che inizia con la costruzione di una entità statale, passa attraverso la religiosità, i templi e i culti, ci conduce nella complessità del rapporto con la morte per approdare infine alla storia dell’Egittomania e alla decifrazione dei geroglifici.

     Pierfrancesco Vecchio è un archeologo orientalista. È Dottore di Ricerca in Studi Storici e Specializzato in Archeologia Fenicio-Punica. Ha condotto innumerevoli scavi archeologici in Italia, tra cui nell’isola di Mozia in Sicilia, e in Medio Oriente, di recente in Iran. Collaboratore di Flumen da sempre, ha condotto in oltre 25 anni di attività moltissimi viaggi in nord Africa, Medio Oriente, sud Arabia e centro Asia.

  • Raccontato da Pierfrancesco Vecchio

    KEMET: così in geroglifico veniva identificato dagli Egiziani il loro paese, una striscia verdissima adagiata tra il Sahara inospitale e le aride montagne del deserto orientale. Kemet significa “nero”, nero come il limo del Nilo che per migliaia di anni ha fertilizzato una terra ostile e che ha permesso ai suoi abitanti di sviluppare una civiltà straordinaria, modello di cultura e ricchezza per i popoli del Mediterraneo. Dei, uomini, templi, miti e culti egiziani hanno rappresentato per secoli una sfida alla comprensione e alla meraviglia di Babilonesi, Assiri, Greci e Romani, tra assimilazione e conquista, tra fascino e dissidio. Questo è l’Egitto che cercheremo di scoprire insieme attraverso un percorso che inizia con la costruzione di una entità statale, passa attraverso la religiosità, i templi e i culti, ci conduce nella complessità del rapporto con la morte per approdare infine alla storia dell’Egittomania e alla decifrazione dei geroglifici.

     Pierfrancesco Vecchio è un archeologo orientalista. È Dottore di Ricerca in Studi Storici e Specializzato in Archeologia Fenicio-Punica. Ha condotto innumerevoli scavi archeologici in Italia, tra cui nell’isola di Mozia in Sicilia, e in Medio Oriente, di recente in Iran. Collaboratore di Flumen da sempre, ha condotto in oltre 25 anni di attività moltissimi viaggi in nord Africa, Medio Oriente, sud Arabia e centro Asia.

  • Con Barbara Di Lorenzo Si considera con il termine di ELLENISMO un periodo della storia greca durato tre secoli, dalla morte di Alessandro Magno (= 323 a.C.) alla battaglia di Azio, dove Roma si assicurò di fatto il predominio sul Mediterraneo (= 31 a.C.). Durante questi trecento anni la cultura greca assume una straordinaria forza di propagazione diffondendosi sull’intera area del Vicino e del Medio Oriente, dalle pianure della Macedonia fino all’India, attraverso il Mar Nero e il Danubio e in Egitto lungo il Nilo fino in Nubia. Questo processo di ellenizzazione in alcune aree geografiche fu assai profondo, come è il caso dell’Asia Minore che da allora divenne “più greca della Grecia”, mentre altrove si fuse con le culture autoctone in maniera sincretica, come nella Bactriana in Asia Centrale. Sappiamo come l’immenso impero costruito rapidamente da Alessandro si disgregò subito dopo la sua morte, minato anche dalle lotte intestine tra i suoi generali. Con la battaglia di Ipso (= 301 a.C.), che pose fine al tentativo di Antigono di riunire l’impero di Alessandro, ebbe inizio un sistema politico costituito dai vari regni ellenistici: la Macedonia, sotto i successori di Antigono, l’Egitto, sotto i discendenti di Tolomeo, la Siria, comprendente anche la Mesopotamia e la Persia, sotto i discendenti di Seleuco. Alla metà del terzo secolo a.C. si aggiunse, nella Misia, il regno di Pergamo, con la dinastia degli Attalidi. A tutto pose termine la conquista romana.
  • Con Barbara Di Lorenzo Si considera con il termine di ELLENISMO un periodo della storia greca durato tre secoli, dalla morte di Alessandro Magno (= 323 a.C.) alla battaglia di Azio, dove Roma si assicurò di fatto il predominio sul Mediterraneo (= 31 a.C.). Durante questi trecento anni la cultura greca assume una straordinaria forza di propagazione diffondendosi sull’intera area del Vicino e del Medio Oriente, dalle pianure della Macedonia fino all’India, attraverso il Mar Nero e il Danubio e in Egitto lungo il Nilo fino in Nubia. Questo processo di ellenizzazione in alcune aree geografiche fu assai profondo, come è il caso dell’Asia Minore che da allora divenne “più greca della Grecia”, mentre altrove si fuse con le culture autoctone in maniera sincretica, come nella Bactriana in Asia Centrale. Sappiamo come l’immenso impero costruito rapidamente da Alessandro si disgregò subito dopo la sua morte, minato anche dalle lotte intestine tra i suoi generali. Con la battaglia di Ipso (= 301 a.C.), che pose fine al tentativo di Antigono di riunire l’impero di Alessandro, ebbe inizio un sistema politico costituito dai vari regni ellenistici: la Macedonia, sotto i successori di Antigono, l’Egitto, sotto i discendenti di Tolomeo, la Siria, comprendente anche la Mesopotamia e la Persia, sotto i discendenti di Seleuco. Alla metà del terzo secolo a.C. si aggiunse, nella Misia, il regno di Pergamo, con la dinastia degli Attalidi. A tutto pose termine la conquista romana.
  • Con Barbara Di Lorenzo Si considera con il termine di ELLENISMO un periodo della storia greca durato tre secoli, dalla morte di Alessandro Magno (= 323 a.C.) alla battaglia di Azio, dove Roma si assicurò di fatto il predominio sul Mediterraneo (= 31 a.C.). Durante questi trecento anni la cultura greca assume una straordinaria forza di propagazione diffondendosi sull’intera area del Vicino e del Medio Oriente, dalle pianure della Macedonia fino all’India, attraverso il Mar Nero e il Danubio e in Egitto lungo il Nilo fino in Nubia. Questo processo di ellenizzazione in alcune aree geografiche fu assai profondo, come è il caso dell’Asia Minore che da allora divenne “più greca della Grecia”, mentre altrove si fuse con le culture autoctone in maniera sincretica, come nella Bactriana in Asia Centrale. Sappiamo come l’immenso impero costruito rapidamente da Alessandro si disgregò subito dopo la sua morte, minato anche dalle lotte intestine tra i suoi generali. Con la battaglia di Ipso (= 301 a.C.), che pose fine al tentativo di Antigono di riunire l’impero di Alessandro, ebbe inizio un sistema politico costituito dai vari regni ellenistici: la Macedonia, sotto i successori di Antigono, l’Egitto, sotto i discendenti di Tolomeo, la Siria, comprendente anche la Mesopotamia e la Persia, sotto i discendenti di Seleuco. Alla metà del terzo secolo a.C. si aggiunse, nella Misia, il regno di Pergamo, con la dinastia degli Attalidi. A tutto pose termine la conquista romana.
  • Con Barbara Di Lorenzo Si considera con il termine di ELLENISMO un periodo della storia greca durato tre secoli, dalla morte di Alessandro Magno (= 323 a.C.) alla battaglia di Azio, dove Roma si assicurò di fatto il predominio sul Mediterraneo (= 31 a.C.). Durante questi trecento anni la cultura greca assume una straordinaria forza di propagazione diffondendosi sull’intera area del Vicino e del Medio Oriente, dalle pianure della Macedonia fino all’India, attraverso il Mar Nero e il Danubio e in Egitto lungo il Nilo fino in Nubia. Questo processo di ellenizzazione in alcune aree geografiche fu assai profondo, come è il caso dell’Asia Minore che da allora divenne “più greca della Grecia”, mentre altrove si fuse con le culture autoctone in maniera sincretica, come nella Bactriana in Asia Centrale. Sappiamo come l’immenso impero costruito rapidamente da Alessandro si disgregò subito dopo la sua morte, minato anche dalle lotte intestine tra i suoi generali. Con la battaglia di Ipso (= 301 a.C.), che pose fine al tentativo di Antigono di riunire l’impero di Alessandro, ebbe inizio un sistema politico costituito dai vari regni ellenistici: la Macedonia, sotto i successori di Antigono, l’Egitto, sotto i discendenti di Tolomeo, la Siria, comprendente anche la Mesopotamia e la Persia, sotto i discendenti di Seleuco. Alla metà del terzo secolo a.C. si aggiunse, nella Misia, il regno di Pergamo, con la dinastia degli Attalidi. A tutto pose termine la conquista romana.
  • Con Barbara Di Lorenzo Si considera con il termine di ELLENISMO un periodo della storia greca durato tre secoli, dalla morte di Alessandro Magno (= 323 a.C.) alla battaglia di Azio, dove Roma si assicurò di fatto il predominio sul Mediterraneo (= 31 a.C.). Durante questi trecento anni la cultura greca assume una straordinaria forza di propagazione diffondendosi sull’intera area del Vicino e del Medio Oriente, dalle pianure della Macedonia fino all’India, attraverso il Mar Nero e il Danubio e in Egitto lungo il Nilo fino in Nubia. Questo processo di ellenizzazione in alcune aree geografiche fu assai profondo, come è il caso dell’Asia Minore che da allora divenne “più greca della Grecia”, mentre altrove si fuse con le culture autoctone in maniera sincretica, come nella Bactriana in Asia Centrale. Sappiamo come l’immenso impero costruito rapidamente da Alessandro si disgregò subito dopo la sua morte, minato anche dalle lotte intestine tra i suoi generali. Con la battaglia di Ipso (= 301 a.C.), che pose fine al tentativo di Antigono di riunire l’impero di Alessandro, ebbe inizio un sistema politico costituito dai vari regni ellenistici: la Macedonia, sotto i successori di Antigono, l’Egitto, sotto i discendenti di Tolomeo, la Siria, comprendente anche la Mesopotamia e la Persia, sotto i discendenti di Seleuco. Alla metà del terzo secolo a.C. si aggiunse, nella Misia, il regno di Pergamo, con la dinastia degli Attalidi. A tutto pose termine la conquista romana.
  • Raccontato da Gabriele Rossoni

    Alla fine del IV millennio aC i territori attraversati dai fiumi Tigri e Eufrate in Mesopotamia e dal Nilo in Egitto sono stati lo scenario del sorgere della Rivoluzione Urbana, uno dei momenti fondanti della nostra civiltà. In queste zone geografiche l’essere umano, grazie a situazioni ambientali assai più favorevoli, diventa stanziale mutando del tutto il suo sistema di vita che migliora decisamente. Si concentra e prolifica in luoghi che assumeranno sempre più l’aspetto di centri urbani con tutte le più tipiche caratteristiche architettoniche e sociali. Pianura e montagna, terre fertili e deserto rappresentano un binomio imprescindibile per comprendere la storia del Vicino Oriente, i luoghi in cui grandi città che hanno generato potenti regni e imperi e le immense aree aride attraversate da strade e carovane che collegavano merci, persone e idee per migliaia di chilometri, dal Mediterraneo al più lontanto Oriente. Così a partire dalle città-stato sumeriche del III millennio aC fino ai grandi imperi assiri e babilonesi del I millennio, e poi ancora in età classica tra i regni ellenistici fino al dominio di Roma, stanziali e nomadi hanno interagito nella gestione della fitta rete delle vie di collegamento lungo le quali sorsero città ricche e bellissime che sono entrate nella leggenda, come Petra, favolosa capitale dei Nabatei, Palmira, grande oasi nel deserto siriano, o le lontane città dell’Arabia Felix, il punto di partenza delle lunghe carovane che, cariche di incenso e di tanti altri aromata, risalivano la penisola araba.

    Raccontato da Gabriele Rossoni, archeologo orientalista, in 5 video-conferenze.

  • Raccontato da Gabriele Rossoni

    Alla fine del IV millennio aC i territori attraversati dai fiumi Tigri e Eufrate in Mesopotamia e dal Nilo in Egitto sono stati lo scenario del sorgere della Rivoluzione Urbana, uno dei momenti fondanti della nostra civiltà. In queste zone geografiche l’essere umano, grazie a situazioni ambientali assai più favorevoli, diventa stanziale mutando del tutto il suo sistema di vita che migliora decisamente. Si concentra e prolifica in luoghi che assumeranno sempre più l’aspetto di centri urbani con tutte le più tipiche caratteristiche architettoniche e sociali. Pianura e montagna, terre fertili e deserto rappresentano un binomio imprescindibile per comprendere la storia del Vicino Oriente, i luoghi in cui grandi città che hanno generato potenti regni e imperi e le immense aree aride attraversate da strade e carovane che collegavano merci, persone e idee per migliaia di chilometri, dal Mediterraneo al più lontanto Oriente. Così a partire dalle città-stato sumeriche del III millennio aC fino ai grandi imperi assiri e babilonesi del I millennio, e poi ancora in età classica tra i regni ellenistici fino al dominio di Roma, stanziali e nomadi hanno interagito nella gestione della fitta rete delle vie di collegamento lungo le quali sorsero città ricche e bellissime che sono entrate nella leggenda, come Petra, favolosa capitale dei Nabatei, Palmira, grande oasi nel deserto siriano, o le lontane città dell’Arabia Felix, il punto di partenza delle lunghe carovane che, cariche di incenso e di tanti altri aromata, risalivano la penisola araba.

    Raccontato da Gabriele Rossoni, archeologo orientalista, in 5 video-conferenze.

  • Raccontato da Gabriele Rossoni

    Alla fine del IV millennio aC i territori attraversati dai fiumi Tigri e Eufrate in Mesopotamia e dal Nilo in Egitto sono stati lo scenario del sorgere della Rivoluzione Urbana, uno dei momenti fondanti della nostra civiltà. In queste zone geografiche l’essere umano, grazie a situazioni ambientali assai più favorevoli, diventa stanziale mutando del tutto il suo sistema di vita che migliora decisamente. Si concentra e prolifica in luoghi che assumeranno sempre più l’aspetto di centri urbani con tutte le più tipiche caratteristiche architettoniche e sociali. Pianura e montagna, terre fertili e deserto rappresentano un binomio imprescindibile per comprendere la storia del Vicino Oriente, i luoghi in cui grandi città che hanno generato potenti regni e imperi e le immense aree aride attraversate da strade e carovane che collegavano merci, persone e idee per migliaia di chilometri, dal Mediterraneo al più lontanto Oriente. Così a partire dalle città-stato sumeriche del III millennio aC fino ai grandi imperi assiri e babilonesi del I millennio, e poi ancora in età classica tra i regni ellenistici fino al dominio di Roma, stanziali e nomadi hanno interagito nella gestione della fitta rete delle vie di collegamento lungo le quali sorsero città ricche e bellissime che sono entrate nella leggenda, come Petra, favolosa capitale dei Nabatei, Palmira, grande oasi nel deserto siriano, o le lontane città dell’Arabia Felix, il punto di partenza delle lunghe carovane che, cariche di incenso e di tanti altri aromata, risalivano la penisola araba.

    Raccontato da Gabriele Rossoni, archeologo orientalista, in 5 video-conferenze.

  • Raccontato da Gabriele Rossoni

    Alla fine del IV millennio aC i territori attraversati dai fiumi Tigri e Eufrate in Mesopotamia e dal Nilo in Egitto sono stati lo scenario del sorgere della Rivoluzione Urbana, uno dei momenti fondanti della nostra civiltà. In queste zone geografiche l’essere umano, grazie a situazioni ambientali assai più favorevoli, diventa stanziale mutando del tutto il suo sistema di vita che migliora decisamente. Si concentra e prolifica in luoghi che assumeranno sempre più l’aspetto di centri urbani con tutte le più tipiche caratteristiche architettoniche e sociali. Pianura e montagna, terre fertili e deserto rappresentano un binomio imprescindibile per comprendere la storia del Vicino Oriente, i luoghi in cui grandi città che hanno generato potenti regni e imperi e le immense aree aride attraversate da strade e carovane che collegavano merci, persone e idee per migliaia di chilometri, dal Mediterraneo al più lontanto Oriente. Così a partire dalle città-stato sumeriche del III millennio aC fino ai grandi imperi assiri e babilonesi del I millennio, e poi ancora in età classica tra i regni ellenistici fino al dominio di Roma, stanziali e nomadi hanno interagito nella gestione della fitta rete delle vie di collegamento lungo le quali sorsero città ricche e bellissime che sono entrate nella leggenda, come Petra, favolosa capitale dei Nabatei, Palmira, grande oasi nel deserto siriano, o le lontane città dell’Arabia Felix, il punto di partenza delle lunghe carovane che, cariche di incenso e di tanti altri aromata, risalivano la penisola araba.

    Raccontato da Gabriele Rossoni, archeologo orientalista, in 5 video-conferenze.

  • Raccontato da Gabriele Rossoni

    Alla fine del IV millennio aC i territori attraversati dai fiumi Tigri e Eufrate in Mesopotamia e dal Nilo in Egitto sono stati lo scenario del sorgere della Rivoluzione Urbana, uno dei momenti fondanti della nostra civiltà. In queste zone geografiche l’essere umano, grazie a situazioni ambientali assai più favorevoli, diventa stanziale mutando del tutto il suo sistema di vita che migliora decisamente. Si concentra e prolifica in luoghi che assumeranno sempre più l’aspetto di centri urbani con tutte le più tipiche caratteristiche architettoniche e sociali. Pianura e montagna, terre fertili e deserto rappresentano un binomio imprescindibile per comprendere la storia del Vicino Oriente, i luoghi in cui grandi città che hanno generato potenti regni e imperi e le immense aree aride attraversate da strade e carovane che collegavano merci, persone e idee per migliaia di chilometri, dal Mediterraneo al più lontanto Oriente. Così a partire dalle città-stato sumeriche del III millennio aC fino ai grandi imperi assiri e babilonesi del I millennio, e poi ancora in età classica tra i regni ellenistici fino al dominio di Roma, stanziali e nomadi hanno interagito nella gestione della fitta rete delle vie di collegamento lungo le quali sorsero città ricche e bellissime che sono entrate nella leggenda, come Petra, favolosa capitale dei Nabatei, Palmira, grande oasi nel deserto siriano, o le lontane città dell’Arabia Felix, il punto di partenza delle lunghe carovane che, cariche di incenso e di tanti altri aromata, risalivano la penisola araba.

    Raccontato da Gabriele Rossoni, archeologo orientalista, in 5 video-conferenze.

  • Con Marco Mancini
    La definizione, piuttosto generica, di civiltà precolombiana indica l’insieme delle culture indigene dell’America centrale e andina che si svilupparono tra il III millennio a.C. e l’inizio dell’avanzata spagnola nel Nuovo Mondo nel XVI secolo. In questo senso, le civiltà più importanti furono quelle tolteca, maya e azteca in area mesoamericana, l’attuale Messico, e quella inca sugli altipiani peruviani. A differenza delle popolazioni autoctone del continente nordamericano e del territorio amazzonico, queste culture evolsero gradualmente verso forme complesse di organizzazione politica, economica e sociale, attestate dalla perizia raggiunta nelle opere di canalizzazione delle acque che testimoniano una pratica molto avanzata dell’agricoltura, nella lavorazione dei metalli, nell’arte e nell’architettura. Le conoscenze astronomiche e l’elaborazione di sistemi di scrittura e di numerazione rappresentano ulteriormente il grado di eccellenza raggiunto da queste civiltà. Le origini, lo splendore e l’improvviso declino di questi popoli antichi che hanno proliferato per secoli, forse nel più totale isolamento storico, è raccontato da Marco Mancini in 5 conversazioni.
  • Con Marco Mancini
    La definizione, piuttosto generica, di civiltà precolombiana indica l’insieme delle culture indigene dell’America centrale e andina che si svilupparono tra il III millennio a.C. e l’inizio dell’avanzata spagnola nel Nuovo Mondo nel XVI secolo. In questo senso, le civiltà più importanti furono quelle tolteca, maya e azteca in area mesoamericana, l’attuale Messico, e quella inca sugli altipiani peruviani. A differenza delle popolazioni autoctone del continente nordamericano e del territorio amazzonico, queste culture evolsero gradualmente verso forme complesse di organizzazione politica, economica e sociale, attestate dalla perizia raggiunta nelle opere di canalizzazione delle acque che testimoniano una pratica molto avanzata dell’agricoltura, nella lavorazione dei metalli, nell’arte e nell’architettura. Le conoscenze astronomiche e l’elaborazione di sistemi di scrittura e di numerazione rappresentano ulteriormente il grado di eccellenza raggiunto da queste civiltà. Le origini, lo splendore e l’improvviso declino di questi popoli antichi che hanno proliferato per secoli, forse nel più totale isolamento storico, è raccontato da Marco Mancini in 5 conversazioni.
  • Con Marco Mancini
    La definizione, piuttosto generica, di civiltà precolombiana indica l’insieme delle culture indigene dell’America centrale e andina che si svilupparono tra il III millennio a.C. e l’inizio dell’avanzata spagnola nel Nuovo Mondo nel XVI secolo. In questo senso, le civiltà più importanti furono quelle tolteca, maya e azteca in area mesoamericana, l’attuale Messico, e quella inca sugli altipiani peruviani. A differenza delle popolazioni autoctone del continente nordamericano e del territorio amazzonico, queste culture evolsero gradualmente verso forme complesse di organizzazione politica, economica e sociale, attestate dalla perizia raggiunta nelle opere di canalizzazione delle acque che testimoniano una pratica molto avanzata dell’agricoltura, nella lavorazione dei metalli, nell’arte e nell’architettura. Le conoscenze astronomiche e l’elaborazione di sistemi di scrittura e di numerazione rappresentano ulteriormente il grado di eccellenza raggiunto da queste civiltà. Le origini, lo splendore e l’improvviso declino di questi popoli antichi che hanno proliferato per secoli, forse nel più totale isolamento storico, è raccontato da Marco Mancini in 5 conversazioni.
  • Con Marco Mancini
    La definizione, piuttosto generica, di civiltà precolombiana indica l’insieme delle culture indigene dell’America centrale e andina che si svilupparono tra il III millennio a.C. e l’inizio dell’avanzata spagnola nel Nuovo Mondo nel XVI secolo. In questo senso, le civiltà più importanti furono quelle tolteca, maya e azteca in area mesoamericana, l’attuale Messico, e quella inca sugli altipiani peruviani. A differenza delle popolazioni autoctone del continente nordamericano e del territorio amazzonico, queste culture evolsero gradualmente verso forme complesse di organizzazione politica, economica e sociale, attestate dalla perizia raggiunta nelle opere di canalizzazione delle acque che testimoniano una pratica molto avanzata dell’agricoltura, nella lavorazione dei metalli, nell’arte e nell’architettura. Le conoscenze astronomiche e l’elaborazione di sistemi di scrittura e di numerazione rappresentano ulteriormente il grado di eccellenza raggiunto da queste civiltà. Le origini, lo splendore e l’improvviso declino di questi popoli antichi che hanno proliferato per secoli, forse nel più totale isolamento storico, è raccontato da Marco Mancini in 5 conversazioni.
  • Con Marco Mancini
    La definizione, piuttosto generica, di civiltà precolombiana indica l’insieme delle culture indigene dell’America centrale e andina che si svilupparono tra il III millennio a.C. e l’inizio dell’avanzata spagnola nel Nuovo Mondo nel XVI secolo. In questo senso, le civiltà più importanti furono quelle tolteca, maya e azteca in area mesoamericana, l’attuale Messico, e quella inca sugli altipiani peruviani. A differenza delle popolazioni autoctone del continente nordamericano e del territorio amazzonico, queste culture evolsero gradualmente verso forme complesse di organizzazione politica, economica e sociale, attestate dalla perizia raggiunta nelle opere di canalizzazione delle acque che testimoniano una pratica molto avanzata dell’agricoltura, nella lavorazione dei metalli, nell’arte e nell’architettura. Le conoscenze astronomiche e l’elaborazione di sistemi di scrittura e di numerazione rappresentano ulteriormente il grado di eccellenza raggiunto da queste civiltà. Le origini, lo splendore e l’improvviso declino di questi popoli antichi che hanno proliferato per secoli, forse nel più totale isolamento storico, è raccontato da Marco Mancini in 5 conversazioni.
  • Raccontato da Carla Vaudo Questo ciclo di video-narrazioni ci conduce nel Dar-al-Islam, letteralmente la “Casa di coloro che si abbandonano a Dio”: dalla rivelazione avuta dal Profeta Maometto alla straordinaria conquista di infiniti territori che andavano da Occidente all’estremo Oriente fino a quando, con la conquista di Granada da parte di Isabella e Ferdinando e la conseguente espulsione dei musulmani dalla Spagna, si concluse l’esperienza del mondo islamico in Occidente. È un viaggio all’interno di una civiltà raffinata e colta, erede del mondo greco, romano e bizantino, creatrice di originali forme architettoniche e artistiche, ispiratrice di profonde riflessioni filosofiche e all’avanguardia nel campo della medicina e della matematica. L'arte islamica è un'arte intuitiva che ha come obiettivo la comprensione dell'essenza eterna, fornendo la prova dell’esistenza della bellezza e di Dio. Per questo va intesa come l'arte della contemplazione delle glorie di Dio. In un lungo e variegato percorso, che ci porterà da Damasco a Baghdad, dalla Puglia a Granada, dai primordi in cui vengono impiegate, adattate e integrate forme, stili e tecniche locali che facevano parte di altre civiltà, osserveremo l’evolversi e il moltiplicarsi di forme architettoniche e moduli decorativi fino alla creazione di soluzioni innovative e originali che coniugheranno bellezza ed eleganza, astrazione ed armonia. In 5 video-conferenze raccontate da Carla Vaudo.
  • Raccontato da Carla Vaudo Questo ciclo di video-narrazioni ci conduce nel Dar-al-Islam, letteralmente la “Casa di coloro che si abbandonano a Dio”: dalla rivelazione avuta dal Profeta Maometto alla straordinaria conquista di infiniti territori che andavano da Occidente all’estremo Oriente fino a quando, con la conquista di Granada da parte di Isabella e Ferdinando e la conseguente espulsione dei musulmani dalla Spagna, si concluse l’esperienza del mondo islamico in Occidente. È un viaggio all’interno di una civiltà raffinata e colta, erede del mondo greco, romano e bizantino, creatrice di originali forme architettoniche e artistiche, ispiratrice di profonde riflessioni filosofiche e all’avanguardia nel campo della medicina e della matematica. L'arte islamica è un'arte intuitiva che ha come obiettivo la comprensione dell'essenza eterna, fornendo la prova dell’esistenza della bellezza e di Dio. Per questo va intesa come l'arte della contemplazione delle glorie di Dio. In un lungo e variegato percorso, che ci porterà da Damasco a Baghdad, dalla Puglia a Granada, dai primordi in cui vengono impiegate, adattate e integrate forme, stili e tecniche locali che facevano parte di altre civiltà, osserveremo l’evolversi e il moltiplicarsi di forme architettoniche e moduli decorativi fino alla creazione di soluzioni innovative e originali che coniugheranno bellezza ed eleganza, astrazione ed armonia. In 5 video-conferenze raccontate da Carla Vaudo.
  • Raccontato da Carla Vaudo Questo ciclo di video-narrazioni ci conduce nel Dar-al-Islam, letteralmente la “Casa di coloro che si abbandonano a Dio”: dalla rivelazione avuta dal Profeta Maometto alla straordinaria conquista di infiniti territori che andavano da Occidente all’estremo Oriente fino a quando, con la conquista di Granada da parte di Isabella e Ferdinando e la conseguente espulsione dei musulmani dalla Spagna, si concluse l’esperienza del mondo islamico in Occidente. È un viaggio all’interno di una civiltà raffinata e colta, erede del mondo greco, romano e bizantino, creatrice di originali forme architettoniche e artistiche, ispiratrice di profonde riflessioni filosofiche e all’avanguardia nel campo della medicina e della matematica. L'arte islamica è un'arte intuitiva che ha come obiettivo la comprensione dell'essenza eterna, fornendo la prova dell’esistenza della bellezza e di Dio. Per questo va intesa come l'arte della contemplazione delle glorie di Dio. In un lungo e variegato percorso, che ci porterà da Damasco a Baghdad, dalla Puglia a Granada, dai primordi in cui vengono impiegate, adattate e integrate forme, stili e tecniche locali che facevano parte di altre civiltà, osserveremo l’evolversi e il moltiplicarsi di forme architettoniche e moduli decorativi fino alla creazione di soluzioni innovative e originali che coniugheranno bellezza ed eleganza, astrazione ed armonia. In 5 video-conferenze raccontate da Carla Vaudo.
  • Raccontato da Carla Vaudo Questo ciclo di video-narrazioni ci conduce nel Dar-al-Islam, letteralmente la “Casa di coloro che si abbandonano a Dio”: dalla rivelazione avuta dal Profeta Maometto alla straordinaria conquista di infiniti territori che andavano da Occidente all’estremo Oriente fino a quando, con la conquista di Granada da parte di Isabella e Ferdinando e la conseguente espulsione dei musulmani dalla Spagna, si concluse l’esperienza del mondo islamico in Occidente. È un viaggio all’interno di una civiltà raffinata e colta, erede del mondo greco, romano e bizantino, creatrice di originali forme architettoniche e artistiche, ispiratrice di profonde riflessioni filosofiche e all’avanguardia nel campo della medicina e della matematica. L'arte islamica è un'arte intuitiva che ha come obiettivo la comprensione dell'essenza eterna, fornendo la prova dell’esistenza della bellezza e di Dio. Per questo va intesa come l'arte della contemplazione delle glorie di Dio. In un lungo e variegato percorso, che ci porterà da Damasco a Baghdad, dalla Puglia a Granada, dai primordi in cui vengono impiegate, adattate e integrate forme, stili e tecniche locali che facevano parte di altre civiltà, osserveremo l’evolversi e il moltiplicarsi di forme architettoniche e moduli decorativi fino alla creazione di soluzioni innovative e originali che coniugheranno bellezza ed eleganza, astrazione ed armonia. In 5 video-conferenze raccontate da Carla Vaudo.
  • Raccontato da Carla Vaudo Questo ciclo di video-narrazioni ci conduce nel Dar-al-Islam, letteralmente la “Casa di coloro che si abbandonano a Dio”: dalla rivelazione avuta dal Profeta Maometto alla straordinaria conquista di infiniti territori che andavano da Occidente all’estremo Oriente fino a quando, con la conquista di Granada da parte di Isabella e Ferdinando e la conseguente espulsione dei musulmani dalla Spagna, si concluse l’esperienza del mondo islamico in Occidente. È un viaggio all’interno di una civiltà raffinata e colta, erede del mondo greco, romano e bizantino, creatrice di originali forme architettoniche e artistiche, ispiratrice di profonde riflessioni filosofiche e all’avanguardia nel campo della medicina e della matematica. L'arte islamica è un'arte intuitiva che ha come obiettivo la comprensione dell'essenza eterna, fornendo la prova dell’esistenza della bellezza e di Dio. Per questo va intesa come l'arte della contemplazione delle glorie di Dio. In un lungo e variegato percorso, che ci porterà da Damasco a Baghdad, dalla Puglia a Granada, dai primordi in cui vengono impiegate, adattate e integrate forme, stili e tecniche locali che facevano parte di altre civiltà, osserveremo l’evolversi e il moltiplicarsi di forme architettoniche e moduli decorativi fino alla creazione di soluzioni innovative e originali che coniugheranno bellezza ed eleganza, astrazione ed armonia. In 5 video-conferenze raccontate da Carla Vaudo.
  • Raccontato da Marco Mancini Le grandi battaglie sono state considerate come un simbolo, un sigillo per intere generazioni che da quell’evento bellico specifico subirono negli anni a venire cambiamenti definitivi e un progresso inaspettato per intere comunità. Scontri epocali tra eserciti e masse di uomini che per sopravvivenza o per amor di un ideale, per identità religiosa o per ambizioni sfrenate, non esitavano a mandare in scena carneficine e disastri dove intere generazioni di giovani venivano falcidiate. Tra le battaglie divenute epocali, protagoniste dell’orientamento delle vicende future, va considerata sicuramente CARRE (giugno del 53 a.C.), combattuta tra i Romani e i Parti, che determinò tutta la politica estera dell’Impero Romano per i successivi quattro secoli e che preannunciò lo spostamento a Oriente degli interessi della politica del Mediterraneo nel tempo. La seconda video-conferenza ci porterà alla battaglia di PONTE MILVIO (28 ottobre 312 d.C.), nata come scontro per la disputa dell’Impero e divenuta poi il simbolo magnetico di un nuovo mondo, una nuova psicologia, un cambio di passo nella storia dell’Occidente. Costantino ufficializzò il Cristianesimo che divenne in breve religione di Stato ed ebbe una così grande eco da condizionare la storia per i successivi secoli fino ancora ai giorni nostri. Il terzo scontro sarà la battaglia navale di LEPANTO (7 ottobre 1571), la cui vittoria fu considerata un vero e proprio evento provvidenziale da parte della flotta cristiana che si opponeva alla terribile e agguerrita flotta turca dell’Impero Ottomano. Il giorno della battaglia, il 7 ottobre, divenne una festività ricorrente nel calendario, la Festa della Vittoria, divenuta poi festa del Rosario. Fu la salvezza dell’Europa cristiana, la consacrazione di un’identità europea e la definitiva separazione tra due culture, quella occidentale e quella islamica. GETTYSBURG (1-3 luglio 1863) è lo scenario in cui prende corpo un massacro senza eguali nella guerra di secessione americana, tra lo schieramento dell’Unione e quello della Confederazione. Fu uno scontro tanto assurdo quanto catastrofico, le cui cause sono ancora oggi alla base del profondo odio e senso di rancore viscerale che cova nella società contemporanea statunitense, un retaggio derivante dalla guerra civile, una ferita mai rimarginata. La quinta video-conferenza è dedicata alla battaglia di VITTORIO VENETO (4 novembre 1918) che sancì la vittoria dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Rappresenta il grande sospiro di sollievo, la fine di un conflitto lungo e sanguinoso che vide per la prima volta gli Italiani conoscersi: tanto diversi tra loro, provenienti da regioni lontane, con lingue e dialetti impossibili, condivisero nelle trincee disumane, forse per la prima volta, il concetto di patria.
  • Raccontato da Marco Mancini Le grandi battaglie sono state considerate come un simbolo, un sigillo per intere generazioni che da quell’evento bellico specifico subirono negli anni a venire cambiamenti definitivi e un progresso inaspettato per intere comunità. Scontri epocali tra eserciti e masse di uomini che per sopravvivenza o per amor di un ideale, per identità religiosa o per ambizioni sfrenate, non esitavano a mandare in scena carneficine e disastri dove intere generazioni di giovani venivano falcidiate. Tra le battaglie divenute epocali, protagoniste dell’orientamento delle vicende future, va considerata sicuramente CARRE (giugno del 53 a.C.), combattuta tra i Romani e i Parti, che determinò tutta la politica estera dell’Impero Romano per i successivi quattro secoli e che preannunciò lo spostamento a Oriente degli interessi della politica del Mediterraneo nel tempo. La seconda video-conferenza ci porterà alla battaglia di PONTE MILVIO (28 ottobre 312 d.C.), nata come scontro per la disputa dell’Impero e divenuta poi il simbolo magnetico di un nuovo mondo, una nuova psicologia, un cambio di passo nella storia dell’Occidente. Costantino ufficializzò il Cristianesimo che divenne in breve religione di Stato ed ebbe una così grande eco da condizionare la storia per i successivi secoli fino ancora ai giorni nostri. Il terzo scontro sarà la battaglia navale di LEPANTO (7 ottobre 1571), la cui vittoria fu considerata un vero e proprio evento provvidenziale da parte della flotta cristiana che si opponeva alla terribile e agguerrita flotta turca dell’Impero Ottomano. Il giorno della battaglia, il 7 ottobre, divenne una festività ricorrente nel calendario, la Festa della Vittoria, divenuta poi festa del Rosario. Fu la salvezza dell’Europa cristiana, la consacrazione di un’identità europea e la definitiva separazione tra due culture, quella occidentale e quella islamica. GETTYSBURG (1-3 luglio 1863) è lo scenario in cui prende corpo un massacro senza eguali nella guerra di secessione americana, tra lo schieramento dell’Unione e quello della Confederazione. Fu uno scontro tanto assurdo quanto catastrofico, le cui cause sono ancora oggi alla base del profondo odio e senso di rancore viscerale che cova nella società contemporanea statunitense, un retaggio derivante dalla guerra civile, una ferita mai rimarginata. La quinta video-conferenza è dedicata alla battaglia di VITTORIO VENETO (4 novembre 1918) che sancì la vittoria dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Rappresenta il grande sospiro di sollievo, la fine di un conflitto lungo e sanguinoso che vide per la prima volta gli Italiani conoscersi: tanto diversi tra loro, provenienti da regioni lontane, con lingue e dialetti impossibili, condivisero nelle trincee disumane, forse per la prima volta, il concetto di patria.
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